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Le big tech dicono no all’invito del governo Lula in Brasile

Il 18 ottobre 2023, l’Avvocatura generale statale (Agu) del Brasile ha organizzato un’importante udienza pubblica per discutere la nuova politica di moderazione dei contenuti di Meta, la società madre di Instagram, WhatsApp e Facebook. Tuttavia, l’udienza ha visto l’assenza di rappresentanti di alcune delle più grandi piattaforme tecnologiche al mondo, tra cui Google, YouTube, Discord, Kwai, LinkedIn, Meta, TikTok e X (ex Twitter). Questo rifiuto ha sollevato interrogativi sul dialogo tra il governo brasiliano e le aziende tecnologiche, in un contesto in cui la regolamentazione dei contenuti online sta diventando sempre più cruciale.

La posizione del governo brasiliano

Jorge Messias, il responsabile dell’Agu, ha commentato la situazione affermando che non c’è alcun “giudizio preventivo” da parte del governo federale riguardo a nessuna rete o azione svolta dalle piattaforme. “Siamo interessati a dialogare con tutte”, ha dichiarato, sottolineando l’importanza di un confronto costruttivo. Tuttavia, la mancanza di partecipazione da parte delle big tech potrebbe indicare una certa riluttanza da parte di queste aziende a impegnarsi con le autorità brasiliane su questioni di regolamentazione.

Messias ha aggiunto che il governo rispetta la decisione delle aziende di non partecipare, ma ha anche evidenziato che il dialogo rimane aperto. La preoccupazione principale del governo è quella di proteggere:

  1. I bambini e gli adolescenti
  2. I milioni di imprenditori che utilizzano i social network per svolgere i propri affari
  3. I consumatori

Questo è un tema particolarmente rilevante in Brasile, dove i social media giocano un ruolo fondamentale sia nella vita quotidiana che nelle attività commerciali.

L’importanza del contesto normativo

Un aspetto interessante del dibattito riguarda il contesto normativo in Brasile. I contenuti dell’udienza pubblica saranno utilizzati per redigere un documento che sarà inviato alla Corte suprema del Brasile. Quest’ultima dovrà decidere se e come modificare la legislazione vigente su Internet, in particolare l’articolo 19 del “Marco Civil di Internet”, la legge che regola l’uso di Internet nel Paese. Questa normativa è stata adottata nel 2014 e rappresenta un tentativo di stabilire un equilibrio tra libertà di espressione e responsabilità delle piattaforme.

Le ripercussioni sulle relazioni tra governo e aziende

L’assenza delle big tech all’udienza potrebbe riflettere una strategia più ampia da parte di queste aziende per evitare di farsi coinvolgere in dibattiti politici che potrebbero portare a regolamentazioni più severe. Negli ultimi anni, le piattaforme hanno affrontato crescenti pressioni da parte di governi di tutto il mondo per gestire contenuti problematici, come disinformazione, discorsi d’odio e sfruttamento di minori. In questo scenario, il Brasile non fa eccezione, e il governo Lula sta cercando di stabilire linee guida chiare per la moderazione dei contenuti.

Inoltre, la decisione delle big tech di non partecipare all’udienza potrebbe avere ripercussioni sulle relazioni tra queste aziende e il governo brasiliano. La mancanza di dialogo potrebbe portare a un deterioramento della fiducia e a una maggiore conflittualità, rendendo più difficile la cooperazione su questioni cruciali come il contrasto alla disinformazione e la protezione dei dati personali.

In sintesi, il rifiuto delle big tech di partecipare all’udienza pubblica dell’Agu evidenzia una tensione crescente tra il governo brasiliano e le principali piattaforme digitali. Mentre il governo cerca di rafforzare la propria legislazione sulla moderazione dei contenuti, le aziende tecnologiche potrebbero adottare un approccio più cauto, temendo che un coinvolgimento diretto possa portare a regolamenti più restrittivi. La situazione rimane fluida e in continua evoluzione, con molteplici fattori che influenzeranno il futuro della regolamentazione dei contenuti in Brasile.

Fabrizio Ranalli

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